Una seconda tappa del nostro trittico, un’altra via aperta che potremmo indicare ai Gentili che vivono accanto a noi per fare un “loro” Natale, oltre all’impegno della carità, è quella di ritrovare l’anima genuina del Natale, risalendo alla figura centrale di Gesù di Nazaret, da ascoltare e accogliere, non credendo in lui come Figlio di Dio, almeno come chi ha un’autorevolezza unica, una parola chiara e forte, e riesce a parlare, da due millenni, al cuore di uomini e donne di ogni cultura e di ogni razza.
L’ascolto della sua parola – attraverso la lettura dei Vangeli – non lascia mai indenni. È quello che affermava un altro scrittore “laico” come Alfredo Oriani (1852-1909): «Credenti o increduli, nessuno sa sottrarsi all’incanto di quella figura, nessun dolore ha rinunciato sinceramente al fascino della sua promessa». Anche chi, come il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844-1900), l’aveva combattuto fino al punto di scrivere un libro intitolato Anticristo, alla fine riconosceva che Gesù era l’emblema insostituibile della carità, e per questo era l’unico vero cristiano della storia, purtroppo finito in croce.